Il concetto di "fissazione" di un'opera trae origine dal fatto che quando ad esempio si realizzava una qualsiasi opera destinata alla diffusione (film, canzone, ecc.), prima di provvedere alla sua messa in diffusione tramite "copie" era necessario creare un "master" del lavoro, quindi una "fissazione". Come molte altre cose, dal 1941 (data in cui è stata promulgata la primigena Legge sul Dirittto d'Autore (o LDA), cioè la Legge 22 aprile 1941 n. 633 (se non erro, perchè vado a memoria in questo momento), la tecnologia è mutata, e oggi penso sia a chiunque noto che esistono opere degne di tutela analoga (come appunto le trasmissioni radiofoniche, che infatti godono di "diritto connesso"), che non necessitano di alcun supporto anteriormente alla propria diffusione, in quanto esse stesse sono appunto "diffuse". Senza addentrami ulteriormente in un argomento che sta per essere portato alla attenzione della competente Autorità Giudiziaria (così come indicato nella LDA), faccio notare a tutti che -al di là degli interessi che taluno più o meno velatamente sembra avere nel disquisire tale argomento con una visione contraria alla nostra, e per quanto noi si possa aver ragione o torto, se non ci fosse qualcuno che non "risica", neppure ci sarebbero altri che poi "rosicano", quindi è palesemente evidente che per affermare un diritto sancito dalla Legge, non basta rimandare al vocabolario. Giusto per fare qualche esempio, vediamo a cosa posso essere indirizzato da un vocabolario se cerco la parola "fissazione":
In psichiatria per fissazione si intende uno stallo di una pulsione che non trova sbocco: il soggetto si ritrova in balia di un pensiero fisso od un'abitudine ineliminabile che ne mina, anche profondamente, i rapporti sociali e la soddisfazione personale. In chimica la fissazione ha il compito di mantenere inalterate, per quanto possibile, le caratteristiche strutturali del campione per la microscopia elettronica anche a livello submicroscopico. In istologia per fissazione si intende l'operazione di preparazione di un organo o di un tessuto all'osservazione. E potremmo continuare. Si tratta di un termine a cui è possibile dare -insomma- vari significati. E' inutile (se non sospetto) quindi tentare di uscirsene molto semplicisticamente rimandando al vocabolario.
Nel nostro caso, abbiamo letto la normativa, compresa quella estesa e poi abrogata, per comprendere quale fosse il concetto che il Legislatore voleva esprimere con le sue parole: "fissazione delle proprie emissioni". Vi faccio solo un rimando, ad esempio all'art. 16 della Legge 248/2000, dove si legge chiaramente che "Chiunque abusivamente utilizza con qualsiasi procedimento, anche via etere o via cavo, duplica, riproduce, in tutto o in parte, un’opera dell’ingegno tutelata dalla normativa sul diritto d’autore e sui diritti connessi al suo esercizio..." è punito... eccetera eccetera. Cioè: assodato che anche il contenuto della emissione radiofonica è un'opera dell'ingegno (tanto da meritare tutela fra i diritti connessi al D.d.A.), è evidente che "qualsiasi procedimento" non autorizzato che consenta in pubblico la riproduzione di tale opera, è da considerarsi abusivo (e quindi la fissazione delle emissioni in tal caso corrisponde alla "sintonizzazione" che è atto anteriore alla "diffusione" e propedeutico a quest'ultima.
Senza voler tediare nessuno, basti sapere che l'ultima volta che ci siamo occupati, come Assoradio, di cose simili, è stato quando abbiamo scoperto l'antinomia esistente fra la Legge 5/2000 e la Legge 66/2001, scoperta grazie alla quale il Ministero delle Comunicazioni ha dovuto provvedere a mettere tutte quelle radio che non avevano dipendenti, o che comunque non avevano i "requisiti" richiesti dalla L. 66/2001, in condizione di "salvarsi" da una chiusura certa, ricorrendo proprio alla possibilità sancita dalla L. 5/2000 di trasformarsi in emittenti comunitarie (e questo ben tre anni dopo l'entrata in vigore della stessa L. 66/2001). Ovviamente ci sono le prove di quanto qui espongo.
Comunque sia, affinchè questa discussione non diventi un inutile esposizione di "io la penso bianca" e di "io la penso nera" senza motivi espressi che giustifichino tali posizioni, e senza voler fare assolutamente i supponenti (come taluno bontà sua ha ritenuto etichettarci), unico interesse nostro (e credo di tutti i colleghi) dovrebbe essere quello di tutelare in ogni modo la radiofonia, cioè la nostra attività. E in questo caso, sembra che a qualcuno faccia schifo andare a chiedere somme che sono anche di propria pertinenza. Ma forse le radio sono così ricche da non aver bisogno di altri soldi...
Ringrazio tutti degli interventi e saluto anche chi non ha ritenuto di postare nel thread.
Roberto de Marinis - Staff Assoradio
p.s.: in caso serva, per comunicazioni varie, la ns email è assoradio@yahoo.it